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Vene fragili

Giorni tetri.
Al bigio orizzonte scorgo un bipede uccello dall'aere gagliardo.
Che sia forse arrivato un bucolico segno dal cielo?
Cesserà la mia anima di appesantirsi?
Un rabbuffo glaciale mi penetra nelle orecchie,
e,
spento nelle mie grida silenti,
sorseggio le ultime volontà di Dio.
La speme che strugge,
eccola in mio soccorso.
E si diparte il pallido patema.

 

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1 recensioni:

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  • Alessandro Cicala il 07/07/2014 16:17
    Abbastanza tetra... mi piace!

1 commenti:

  • Greca Cadeddu il 07/07/2014 22:21
    Perfetta descrizione di un sentimento, come quello della sofferenza, fatto di mille facce: un prisma che cattura e proietta una miriade di sensazioni. Complimenti

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