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Le lacrime de Pasquino (pe' mi' madre)

La tua Roma non lo sa
e tira avanti,
questa Roma de puttane, fanti e santi.

Mamma, Roma tua nun ce lo sa
che pé na' vita siete stati amanti,
anche se poi, lo sapevamo in tanti,
l'amavi deppiù te.

Iddio, se me permetti
c'ho voja de strillallo giù dai tetti,
nei portoni, nei cortili dei rioni,
a la 'ggente che s'affaccia infastidita
"e mo' chi è sto rompicojoni?"

Roma, ner mentre, s'è addormita.

Questa sera,
per lei, nun è diversa.

A mà, dormi sicura:
je lo dico io,
che t'ha persa.

Dormi, nun avé paura.

 

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2 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • silvia leuzzi il 12/07/2014 01:24
    Caro Paolo ma 'n do stanno più i romani a Roma.. se pensi che mi padre è nato in Trastevere a quella che mo se chiama Piazza Trilussa nel 1921... però Roma è Roma e non se batte e sono stata contenta di questa tua dedica... ormai io me la godo da turista che sto fori però er core è romano ahahhahhahhahhahh che simpatico ho provato a venirti dietro anche se non so scrivere il romanesco non è facile. Ciaoooooooooooooo

2 commenti:

  • loretta margherita citarei il 11/07/2014 19:11
    molto apprezzata complimenti
  • Ellebi il 11/07/2014 14:12
    Mi che so veneto, sta poesia me piase davvero, forse me piase Roma, anche senza forse, e ora se par questo che me piase anche sti versi. Complimenti e saluti.

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