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2. La montagna fatata - L'aquila

Veleggiava alta,
con ampie volute
e assistito avea alla cruda scena:
ora era il suo turno.
Ma il sole dorato
rapidamente tramontava
e l'oscurità imminente
già intorbidiva la decantata vista.
Regina dell'aere di giorno
la notte le era proibita,
perciò scelse una rupe
la più alta
per le incombenti tenebre
e attese...
Veniva da lontano
sorvolato aveva regni e regni
mai sopraffatta da stanchezza alcuna.
Non conosceva la strada
ma la magica gemma
incastonata nell'aureo rostro
la via giusta indicava
allorché la luce sua aumentava...
Riposò ma non dormì
fin che giunse l'alba.
Il primo raggio fu il suo
e illuminò la scena.
Quel che stava per fare
le ripugnava:
contro sua natura era dilaniar carni già morte.
Con breve volo planò accanto al lupo
ne artigliò il corpo
indi, con rapida mossa, colpì
e ne estrasse il cuore intero.
Altrettanto rapida fu la saetta
il dardo argentato che neppur vide.
Ora erano due i corpi esanimi
sulla montagna
l'un sopra l'altro.

 

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2 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 03/08/2014 11:12
    Molto piaciuta ed apprezzata questa tua bellissima davvero!

2 commenti:

  • Fabio Magris il 07/08/2014 18:09
    Ringrazio per aver seguito. Si la favoletta continua...
  • Ellebi il 03/08/2014 12:36
    Ma la favola non credo sia finita qui, e allora attendiamo il resto. Nuovi saluti

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