Vi odo
stilo dalla punta nervosa
o matita timidamente temperata
mentre con il mio gravido poetare
ora ubriaco ora tradito
da un appetito irrefrenabile di stelle
un po' vigliacchi
ma in fondo inafferrabimente amorevoli
un abbozzo di abbraccio ingaggiate.
Negli occhi reco l'inquieta salsedine
del cuore pescatore e navigante di Genova
eccoti, lanterna,
luce a una mia nuova intenzione di versi,
intuito traballante,
vista trafitta per sempre
dal rigurgito d'una nave impazzita;
eppur il non vedere è autentico capire
è scienza che celandosi rivela
la scaturigine e lo scopo anche del morire.
Oh Fabrizio, Luigi, New Trolls
allo stesso scoglio di emozioni avvinti,
il solo che al mare sappia davvero parlare,
e imprigionare in reti tremebonde di sentimento
la bicicletta di Irish
o questo balbettante cantico dei drogati.
Deprimersi
è forse comprendere che vivere
è una canzone che niun sa davvero decifrare
è cesellarsi lento e discreto
del morbo inestricabile dell'annientarsi.
Ecco l'ombra carezzevole
del mio incompiuto verseggiare
farsi ragnatela di eterno buio,
quando anche lo scrivere smette di vivere,
e sono cielo,
ballerino tra gli dei pagani
senza più il morso di terreni confini,
vostro affezionato,
Riccardo Mannerini.