Io scrivo su fogli d'acqua
parole che sono le instancabili,
iridescenti increspature danzanti
della mia anima, gocce fluenti
dalla chiara sorgente del mio petto.
Parole d'acqua, spruzzi, emozioni,
sillabe di schiuma che durano un istante.
Se vuoi sentirmi, ascolta i suoni del mare,
il risucchio della risacca, il fragore degli scogli,
gli schiaffi del maestrale.
Acqua della mia pazienza.
Acqua della mia impazienza.
Per tutta una vita schiacciata
nei confini di questo tempo,
lacrime di aceto a misurare
l'inquietudine di un ieri sprecato,
di un oggi insabbiato,
di un domani sempre distante.
Per gli occhi di bambino
che ho dipinto sui tricicli abbandonati
nel Nautilus di capitano Nemo.
Per l'invisibile che non si fa vedere.
Per i dirupi con i voli prenotati.
Dolce ruscello, sono ladro di luce,
mendicante al favo della tua mensa
perché non tutto è compiuto,
non tutto è perduto.
Ci sono speranze, bolle leggere,
di tornare dove niente è impossibile.
Galleggiano in aria imprevedibili foglie,
uccelli portano fiori azzurri col becco.
Si, è vero, dolce betulla,
anch'io ho squarci di cielo interiore.
Non riesco ad ascoltare il silenzio
o forse lo sento senza capirlo
ma ho ancora qualche risorsa,
sognare, ad esempio, e amare.
Poi ci sei tu, perché di te mi alimento.
Perché sei specchio, sei vita, ti amo
dunque non mi arrendo.