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Il pranzo nel giardino

Romantico borgo storico,
sotto l'aria densa e grigia,
ed il vaghissimo olor cielo plumbeo,
si movevano figurine, forse due spettri,
amabili nei gesti, scoprii l'innamorati;
or lì, dinnanzi a me, dall'amoroso girone, Paolo e Francesca.
Dissetandomi l'infranto morente core,
notavo spirituale serenità e pace nell'interiore;
essi e i lor nomi conoscevo assai bene,
e sì m'invitarono a danzare, nel giardino extradimensionale.
Paradisiaci i lor volti, e giovincelli sorrisi d'euforia d'amore, e
che bontà animosa, essi, mi mandavano al petto chakra.
Questo, casualmente m'avvenne,
dopo il dilungato pranzo nell'indefinito giardino;
Oh! fu forse l'Eden rinnovato?
Quanta grazia emanava lor attitudine, e coltri nebbiose io lietamente ammiravo,
e poi la siepe che racchiudeva la gran tavola di marmo, da folte foglie ben occultata,
ed alti pini che fin lassù sparavano alle nubi,
ed il lor affetto, udivo, risuonava all'eco del colle ameno
ed alla natura, accogliente rifugio.
Romantico paesaggio d'autunno,
io contemplavo all'ambiente, qual esso rifletteva in me, qual esso raccontava
di me;
intanto li miravo sempre più, sempre più quei giovani d'amor colmi,
tenui nelle lor movenze, ed in lor delicati abbracci e dolci suoni,
piacevole perdevo Me nei loro rai fulminei, lampi di luci e illuminanti fari nella notte arcana.
Ah! Quanta razione tenevano i romantici, quando la benevola natura così onnisapiente,
essi, lodavan nelle loro ballate!

 

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