Il guardo sempiterno possiedo
di sorridenti lacrime ebbro
tra queste onde di stelle divine
commozione che commozione cesella
nello scorger vita che si reinventa vita
poi ch'uscita ebbe
sovrana e rilucente
dal velenoso vortice
della gelida prostrazione esistenziale.
San Patrignano
diadema di speranze da riaccendere
creatura che mi solleticò
i più estremi e luccicanti confini
della mente e del cuore,
crisalide amorevole dei miei pensieri,
qual Dio fu mai
ch'il privilegio diedemi in dono,
di mutarti in soave,
spumeggiante farfalla
di nuove vite evase dalla ragnatela
di siringhe assassine.
Nulla di più profumato e carezzevole
è nè mai vi sarà
che un uomo che ridiventa uomo,
in questo alveare dolcissimo
che nella riviera riminese incastonato giace
di respiri smarriti e poi rigenerati,
di giorni che schiavi fuoro del distruggersi,
e seppero ricostruirsi intonsi.
Grazie, sofferenza d'un tempo,
ancestral compagna che mi fosti
una, cento, mille dosi,
ora so
che a me ti rivelasti urlante
perch'io sconfiggerti, annientarti sapessi
con la forza cristallina e inviolata del mio urlo.
Mai più, fetida eroina,
come avvoltoio scagliarti saprai,
sulla mia anima,
perenne, inestirpabile, fiera
così adulta bambina.