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Ad agostino di bartolomei

Ti adoro,
calcio che sempiterno odora,
di silenzio, rabbia,
vocazione ad affermarsi,
per non autoannientarsi;
metronomo impazzito è l'anima,
tra le labbra di spogliatoi complici,
ritmato da ticchettii irregolari
di docce pronte a spogliare,
la pelle del più autentico sudore,
poi che la disfida folle ed eccitante,
i suoi occhi serra,
per conceder strada
al ristorarsi di guerrieri
talora mercenari, talaltra più fedeli.
Mai sia abraso
dalle unghie del tuo oblio,
il mio vivermi di fresco giallorosso,
adorato, anelato stadio Olimpico,
l'esistere è fatto anche,
del vibrare di porte avversarie,
ferite eppur baciate,
da inondazioni di tiri multiformi.
Forza non ebbi
di tramortire quel giorno la voce,
che invitato mi aveva,
a concedermi all'eterno sonno precoce,
ora per cuscino,
dei silenti giorni miei,
un calcio puro e davvero vissuto,
questo soltanto vorrei,
Agostino Di Bartolomei.

 

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2 commenti:

  • cristiano comelli il 04/01/2015 17:13
    Essendo peraltro io milanista, non posso neppure dimenticare che, sia pure per poco tempo, Agostino indossò anche questa casacca. E per il suo impegno e il suo entusiasmo lo ringrazio. Perchè decise di farla finita così non lo capirò mai. Ma per un dolore interiore occorre sempre rispetto rifuggendo dalla tentazione velenosa del giudicare.
  • Chira il 03/01/2015 13:53
    ... rimani a chiederti il perché... giovani vite che si allontanano per sempre ed erano stati un tempo idoli di folle. Sconcerta la sua fine e sempre speciali i tuoi versi per ricordare e trattenere qui le loro gesta e la loro umanità. Grazie.
    Chiara

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