Novella figlia
avvolta in un fascio ancor adolescente,
di esistenza fiera,
che poco più è che decennale,
a ventaglio poliforme ti dischiudi,
di storia seduttiva e primigenia,
soave Monza
mantello di Brianza,
gioiello d'amore,
che dalle labbra delle tue fabbriche,
sospingi lieto e vero il fragore,
dell'essenza dell'autentico sudore,
che scorre in chi al proprio lavoro crede,
e generoso l'offre,
in dono e amore.
Cantano i fasti da allora e ancora,
di Teodolinda ch'elegger ti volle
a ineffabile dimora,
conducimi sulla tua pelle divina
da Vedano al Lambro a Giussano,
da Brugherio a Barlassina
fin laddove si pavoneggia ancestrale
il cammeo della tua villa Reale.
Che le mie pupille t'osservino estasiate,
poi ch'introdurmi t'adopri,
al museo d'arte di Lissone,
o a villa Pusterla di Limbiate.
Una croce rinfrescante
a te s'offre in ogni forma di stagioni,
la carezza vivificante
del patrono ch'a disio cesellasti,
beato Luigi Talamoni.
Monza,
freccia sbarazzina,
d'incandescente velocità,
pelle d'autodromo dal sempiterno rombare,
giardino di vetture rilucenti,
piloti orgogliosi eppur tremanti,
che morte e vittoria s'imprendono a sfidare.
Intercettano le tue bandiere a scacchi,
l'intarsio di silenzio fulgido
dell'incantato parco,
aroma di Monza,
polvere di magia brianzola,
che sul tappeto d'un tempo complice,
sempre giovanil eppur matura vola.