Scintillano in atavica immortalità,
le due fonti di stelle cui s'abbevera,
fiera ed estasiante la tua identità,
una nome porta di cultura,
l'altra di chiamarsi scelse
soave afflato di spiritualità.
Eccoti, fulgida signora patavina,
che il velenoso traseunte svergogni,
con il sorriso di chi eterna s'è scoperta;
tempo non vi sarà a fenderti
finchè ti sia scultoreo, divin scialle,
il tappeto di verde e arte di prato della Valle.
Antenore ti fu fondatore,
come narran i fruscii della mitologia,
ruggisce la tua medieval università
nel diffondere la scienza e la Poesia.
E colori offri che scaccian la paura,
che del grembo dei pennelli di Giotto,
furono gioiosa creatura,
forme che si sono fatte inscalfibili regni
tra le mura della cappella degli Scrovegni.
Sant'Antonio a carezza si stende,
e onda devozionale crea,
carezzevole com'ogni preghiera,
ch'al cielo sale
sull'ascensore complice della sera.
Ma anco Daniele, Prosdocimo e Giustina,
amorevoli vegliano
sulla tua pelle sopraffina
mentre la tua storia si fa religione,
tra lo scorrere mite ma imperioso,
del Brenta e del Bacchiglione.
Caffè Pedrocchi e piazza dei Signori
palazzo san Gaetano e porta Savonarola,
altre ali possenti che l'animo corteggiano,
di chi ammirandoti davvero vola.
E come obliar, o patavina dea,
quanto indomita fosti e solidale,
nel cesellar la partigiana resistenza,
della seconda guerra mondiale?
Da Arcella a Pontevigodarzere
e fino ai respiri di Madonna Pellegrina,
Padova, viola sgargiante sei e resti
coccolata da serenate di mattina.