Respiravo i tuoi silenzi,
mentre l'aria greve impregnava la stanza
ed i tuoi occhi, tristi, sembravano cercassero
un'altra realtà.
Ti guardavo, provando a mitigare l'emozione
e vedevo quel tuo viso scavato e
il tuo esile corpo, una volta possente,
trasparire impotente da sotto la coperta.
Ti parlavo, volevo rubarti un sorriso,
poca cosa pensai, ma sapevo di non
poterti rubare più nulla.
Mi chiedevo quanto potesse divenire
piccola la vita davanti a un così grande dolore,
guardavo i tuoi familiari,
la tua una bella famiglia, una grande famiglia,
che avrebbe dovuto spartirsi quella pena senza fine.
Ti sfiorai una mano, sentii come un brivido di freddo,
mentre i tuoi occhi continuarono a perdersi nel vuoto,
guardai il lento, monotono, gocciolare della flebo,
riguardai il tuo viso, ti rifeci un sorriso mordendomi
le labbra.
Fu solo un attimo, girasti piano il tuo capo
e con gli occhi rossi e umidi mi parve
che lo ricambiasti.