Dardo di patriottico fulgore
Reggio Emilia fosti e ancor oggi sei,
prima dama ch'onor ebbe
di svelare e custodire il Tricolore,
settecento,
epoca brulicante e lontana,
di fiera matrona cispadana.
Marco Emilio Lepido crear ti volle,
scintillante come sole
che vieppiù matur divenne e si scorse,
brillano i tuoi fasti sopraffini,
tra duomo e municipio,
inscalfibili sentinelle di piazza Prampolini,
e lo sfavillar m'è caro anco in piazza Casotti,
prisco luogo del mercato delle pulci.
Reggio,
camelia d'orgoglio partigiano,
di cui il ricordo intonso conservi,
nel nome dei tuoi fratelli Cervi;
or lo sguardo si fa trasportare,
tra gli anfratti soavi del palazzo Ducale,
poi rivelansi, morbidi e inattesi
i maestosi portici di piazza Fontanesi.
E in spirito s'elevano i pensieri,
poi che le porte varchiamo solenni,
di san Prospero e san Filippo Neri.
Fruscio di musica che cattura
e dal cuor dilegua la paura
non sol antica ma anche leggera,
promana dalla chitarra di virtuosa mano,
del rocker poeta che nome ha Luciano,
che i fasti di natura decantò
di Correggio e Rubiera.
Ma imperioso e intonso s'erge il gusto,
del vivere sociale e impegnato,
che ad ascoltar s'apprezza e poi s'impara,
da Augusto,
compianto poeta di note
che scalpitante germogliò da Novellara.