Grappoli di minerali neri vezzeggiati dal sole
con la leggiadria di un fiume nel mare.
Eclissate due minuscole conchiglie,
nel cuor di questa tela
un’angusta altura blanda nel frumento di fulva pelle.
Aquiloni si dilettano a velare
stormi di sogni in castani forzieri.
labbra come onde di oceano;
seni come isole dorate,
nude e terse mani:
gabbiani che danzano persuasi dall'argenteo riflesso
di baci tra sole, acqua e vento.
La vergine Africa miniata nella schiena,
sposata a colonne di marmo
forgiate da chissà quale nume greco.
Piedi rifiniscono costellazioni come lucenti astri:
soavi arpe, maestre e compositrici di sonetti.
Ed io, subissato dalla freschezza dell’amore,
cielo e sogno, tra meraviglie tue e nostre,
celebro ancora più timidamente
ciò che lingua e penna non possono elogiare:
la cerea sabbia di un amore sconfinato,
da coccolare lentamente.