Percorri ridendo il cortile,
scompari; allo specchio vedrai
il seno, la vita sottile,
l'abbozzo di quel che sarai.
Su quest'erba è il cielo che ammiri
giocando, tra poco danzando
e ancora più in là tra i sospiri
d'un senso che prende il comando.
E non ti racconto - non riesco -
del vuoto che inghiotte le stelle:
galleggi nel brivido fresco
che al buio accarezza la pelle.
Verrà anche per te quel grigiore
apatico - tremo al pensiero
che t'abbia per sé! - dove l'ore
s'annebbiano, e quel giornaliero
conflitto del denso belletto
con gli occhi e le guance infossate;
e avrai sul comò un fazzoletto
che odora di cose passate.
Apparterrà il volto ridente
a un tempo svanito, irreale.
Ti scruterà attenta e paziente
quella ninna nanna fatale
che in polvere l'ossa riduce;
rimpiangerai l'ultimo gesto
di pura passione e la luce
tramonterà sempre più presto.