Ed è proprio questo ciò che intendevo dire, caro Lettore Attento. È chiaro che si tratta di cose completamente differenti. Ciò che volevo dire - e che ho detto, ignorando le errate interpretazioni - è che nella Commedia ci sono versi (non pochi) che in qualche maniera si legano ai campi di concentramento. Un esempio sta in questo haiku, altri verrano mostrati entro breve tempo... Credo che, dopo numerose puntualizzazioni, si possa mettere la parola Fine a questo piccolo malinteso. Giusto?
Un saluto.
Per d. l.:
non saprei dire se Levi usasse quelle parole... Tuttavia ricordo che in "Se questo è un uomo" era contenuto un riferimento al "folle volo" di Ulisse... Segnalo alla cortese attenzione di Lettore Attento un altro raccordo Commedia-Campo simile ai precedenti...
Ho detto anche che potrei continuare e che ho scritto altri 2 haiku su questo tema... "parecchio" è relativo... Per lei questo non è "parecchio"? Se non è "parecchio", le chiedo scusa, mi sarò espresso male...
Lettore Attento, il nome con cui ha scelto di apparire in questo sito non la raffigura affatto.
Provi a riflettere per qualche secondo: per i campi di sterminio, secondo lei, non risuonavano "parole di dolore", "accenti d'ira" e "suoni di man" (sto citando la Commedia...)?
Sempre secondo lei, è poco ragionevole credere che le povere vittime della follia nazista nel varcare l'ingresso di Auschwitz si sentissero come quanti, alzando la fronte, leggono:
/lasciate ogni speranza, voi ch'entrate./
?
Potrei continuare per ore ad argomentare circa questa somiglianza che, cosa che probabilmente lei non ha inteso, si limita puramente al carattere esteriore delle 2 cose.
Cordialmente.
Simone.
Dovrebbero venire pubblicati a breve... Basta una rapida analisi per intendere che il Campo e l'Inferno descritto da Dante hanno parecchio in comune...
Il senso delle parole può cambiare a seconda del contesto, ma é una discussione e soprattutto un argomento difficile da trattare in un commento. Tre righe di grande significato, per quanto mi riguarda, di qualsiasi cosa si discuta, la verità é il contrario di Hitler e di tutto ciò che ha toccato. Compresi i buonisti del cazzo, apparsi negli ultimi tempi... Bravo Simone, guarda cos'hai mosso in tre righe. AMMIRATO!
a questo punto bisognerebbe specificare che si intende per "lavoro". anche accudire i propri figli è "lavoro" ma non è a quello che mi riferisco, mi sembra chiaro... è altresì vero quello che dici; chi non è ne cacciatore, ne pastore, ne agricoltore sarebbe ricattabile! ma questo è il volere del mondo civilizzato, renderti dipendente a esso. personalmente non penso che la soddisfazione, gratificazione del mio Io dabba venirmi dal lavoro, ma dalla famiglia e più in generale dalla vita sociale. non la penso come te, ma comunque rispetto la tua idea.
Lettore, sono fermamente convinto che il lavoro non renda liberi, anzi chi lavora deve sottostare a regole, ingoiare bocconi amari è continuare a filare diritto; chi non lo fa... a casa! è forse rendersi liberi questo?
il lavorare è un obbligo imposto dal circolo vizioso che si è venuto a creare nel mondo "civilizzato".
per i "poveri cristi" ci ho pensato anch' io... ma poi ho pensato a come Cristo è morto "dalla pazzia dell'uomo" e al fatto che ad entrare nei "campi" erano gli ebrei "popolo di Dio, anche se lo siamo tutti... ma questo è un'altro discorso" quindi "poveri cristi" nel senso che come Lui sono periti per la stessa causa.
quanto odio un pazzo "Adolf Hitler" può provare per ciò che non conosce e teme?! "il lavoro rende liberi" frase delirante e senza senso! sopratutto per quei poveri cristi che entravano già condannati a morte senza motivo. mi serebbe piacioto trovarmi in una stanza chiusa e senza finestre con quel figlio di p...
bello, preciso, profondo il tuo Haiku. il migliore che ricordo!!! 10 pieno!