Mi è
d'infinita tristezza
vedere l'essere umano coniugarsi nella è di un accento grave
mentre nel porsi e nello sporgersi dalla finestra dei perché rimane ancora un qualcosa di acuto in sé
tra un sé ed un se ed un no ed un sì
piovono i giorni
sono orsi polari
scorrono i mesi
sono gazze ladre
si spengono gli anni
di dogmatici secoli di chiese e di ragionate filosofie senza incontrare uno scoglio d'infinito
io
vorrei ascoltare il sussulto delle ore
affondare
nel canto baccanale delle sirene
e
nello strepitio immobile di ogni attimo
sentire
lo zoccolio affrettato delle renne
Quando a sera rientri a casa Amore mio dopo una lunghissima giornata di lavoro con cosi tanti aghi negli occhi tanto da non vedermi più
accarezzami
l'anima
con ambrate parole incendiami il cuore
devastami le pareti divisorie d'emozioni
in noi c'è un dio
in attesa di un io apocalittico
rivelatore
che ponga fine ai tempi di terza persona
A sera
pronunciami nell'anima la parola sera come quando eravamo innamorati di giubilo e d'ambrosia
riportami
in uno stato d'animo antecedente all'apparire ed allo svanire di una nube o di un fiore
ed
io Sarò
ed ancora Sono
la Tua Zoccola d'Amore
il Tuo sentiero luminoso incontrato quasi per caso sui viali intestinali della notte