Una ad una cadono
recise da mani decise,
dure scorze per difesa
a un cuore troppo dolce
che abbruna e marcisce
se non lo accoglie premurosa
la bocca della sposa.
Ogni lembo di pelle è appesa
al veleno senza odore,
se ne accorgono solo le mani,
segnate tra le pieghe dal colore,
sgraziato e quasi nero,
a nessuno piace il dolore.
L'amaro solo con amaro si scaccia,
come il nero sulla pelle
con il giallo acido e curve spalle.
Ma rallegrati ci sono le padelle
e ci vuole fantasia di aglio e olio
e poi spezie e droghe a non finire
e sentirai l'amaro sfrigolare,
imprecare, pregare, morire.
La morte delle cose è apparente.
L'amaro si miscela bene sul fuoco.
Si succhia il dolce si sputa il seme.
Peccato che non tutti i mesi
si può scacciare l'amaro con l'amaro
per arrivare al dolce vuoto
di carciofi ripieni e saporiti,
senza affanni e senza peli.
Se non fosse una scocciatura
tutta questa pulitura,
la scorza dura la dimenticheremmo,
come delle doglie il patimento.
Quasi quasi non cucino per niente
chiudo porte e finestre
c'è un bel sole e il cielo è blu
quasi quasi vado al mare
e non ci penso più.
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