Era una bella serata di fine maggio,
color porpora
che trascolorava in viola,
una fresca serata
come l'estate,
feconda di lucciole del passato.
Poi, a un certo punto,
la notte è diventata, di colpo, buia
chiacchiere e risate si sono spente
le lucciole si sono tramutate in spie d'automobile
e io ho avuto paura,
tu hai posato una tua mano sulla mia coscia,
e io ho sentito freddo.
Io ho dissimulato una sicurezza che subito si è ammosciata,
allora tu hai preteso quello
che poi io ti ho fatto,
come sempre ho finto, con finta convinzione.
Stavo celebrando un rito fin troppo meccanico,
che non mi eccitava più.
Era una serata in cui io mi trovavo altrove
mentre tu mi chiedevi: "Che c'è?"
E io mi sentivo morire dentro
perché non sentivo più niente nemmeno fuori.
Mentre un bacio rubato, forse caldo e appassionato,
simulava qualcosa che non ci sarà mai.