Francesco, vivo della sua intelligenza
Si dimena sotto le coperte
Ricordando il dolce sogno dell'esilio volontario, esiliato a Milano
A imbottirsi di roba. Francesco stava davanti al duomo
In mezzo alle madonne, cittadino indiscreto di una città selettiva.
Di neri e di rossi i suoi occhi suonavano musiche celestiali.
Francesco! Francesco! Francesco!
Francesco sapeva tutto dei Depeche Mode, di Battiato e dei Baustelle
Amava delle donne i piedi, malattia da segaioli della prima ora.
Nella campagna vagamente asfissiante
La comunità accoglieva Francesco
Lui doveva spalare la neve parlare con psicologi e psichiatri e disintossicarsi.
Pensava a Virginia, alle sue gambe pendenti.
La vedeva impressa nella mente mentre andava a lavorare, hostess minigonna spauracchio dei corteggiatori.
Voleva amarla, vivere con lei il resto dei suoi giorni.
Francesco! Francesco! Francesco!
Me lo ricordo ancora, alle scuole elementari
Una maglietta di Abbiati indosso. Era lo zimbello della scuola.
Schiaffoni in testa sputi spinte calci e mille e mille provocazioni.
Oggi non lo vedo più da tempo.
Era il mio migliore amico e qualcuno ha detto
Che se si è amici una volta si è amici per tutta la vita.