Vecchio podere dei miei nonni
circondato da fienili e fiori,
dove razzolavano nell'aia galline
che allora vedevan sole ed erba
e dove le mucche pascolavano
nei prati bagnati di rugiada,
chissà perché oggi ripenso a te,
a te che non esisti più da tempo,
abbattuto dalla furia della natura
e dall'incuria colpevole degli uomini.
Il sole di luglio inondava la stanza da pranzo
quasi sempre chiusa e non usata
e io bambino sdraiato sul caldo pavimento
sentivo sulla pelle il dolce tepore della vita
e vagavo col pensiero verso terre sconosciute.
Leggevo, leggevo le storie degli eroi di allora,
Zagor, difensore dei veri americani
là nella foresta impenetrabile di Darkwood,
e Blek Macigno, il trapper in lotta senza tregua
contro gli invasori ed oppressori inglesi.
Cominciò forse da lì la mia inclinazione
a stare dalla parte di deboli ed oppressi
e la mia avversione verso ogni prepotenza,
e già mi vedevo come paladino intrepido
in lotta contro tutte le ingiustizie.
E d'inverno, tutti intorno all'unico camino
che riscaldava corpi freddi e cuori palpitanti,
la fiamma rossa colorava visi e cose,
e i racconti degli anziani di soldati morti
in guerra e mai seppelliti in campi incolti
che andavano in sogno a chieder sepoltura
facean tremar di brividi i corpi già intirizziti
e la notte impedivan l'abbandono al sonno.
Vecchio podere, hai visto lacrime e sudore,
hai sentito le risate scoppiettanti di chi
chino nei solchi a raccoglier pomodori
cercava di trovar sollievo da calura
e fatica quotidiana raccontando cose allegre
o cantando canzoni ascoltate da una radio
appesa a un ramo o sotto una piantina.
Non avevi stanze adorne di mobili costosi,
non avevi letti preziosi con lenzuola ricamate,
non avevi tavole imbandite piene di ogni bendidio,
le tue mura screpolate avevano i segni del tempo
e della vita vissuta tra lavoro e cose semplici,
ma per me eri una reggia piena di colori,
di suoni, di vita, di sorrisi e amore.
Vecchio podere, rivedo te e i miei nonni,
le mie zie giovani ragazze in cerca dell'amore,
i miei giochi tra i campi e il grano con
i miei cugini, e i cani, i gatti, le placide mucche,
galli ardimentosi e conigli paurosi,
una vecchia bici senza freni e ginocchia
e braccia sbucciate da cadute rovinose,
e piango, piango perché non ho salvato il mondo,
ho perso la battaglia contro gli oppressori
ed ho perso i miei nonni, i campi della giovinezza,
e te, castello dove vagavano i miei sogni
e dove batteva il mio cuore innamorato della vita.