D'erba e latte era la mia storia:
una testa che sempre annuiva,
un campano che l'arrivo annunciava,
non la mansueta capra di Gatto*
nel tepore di un fuoco scarlatto,
solo un'idiota e placida vacca.
Era lento il mio tempo,
erba e latte e a volte carne,
la mia, scheletrica per fame
o per troppo camminare.
Poi mi hanno preso,
m'hanno messo a centro tavola,
indispensabile alimento per l'Uomo.
M'hanno dato ogni leccornìa,
peccato mancasse
l'aria, l'erba, il sole!
Strette ci tenevano costrette:
gonfie, gravide, stuprate,
dietro grate arrugginite,
tutte belle e agghindate
pronte all'uso e poi mangiate.
L'erba ormai ce n'è ben poca
e il latte s'è fatto tutto nero*,
ora non sono più importante
sono veleno e anabolizzante
gonfia, sfatta, agonizzante.
Ormai si mangia vegetariano
ultimamente anche vegano,
forse è un gioco di desinenze
dove "ano" fa differenze.
Forse l'erba s'è salvata
ma il latte no, è avariato,
non lo usa neppure il gelato.
Non servo più a niente,
sono pure inquinante,
lasciatemi passeggiare
vagherò pei boschi,
quei pochi rimasti!
Tornerò così d'erba e latte,
com'era stato scritto,
mansueta come la capra di Gatto,
aspettando che arrivi la notte.