Mi urlò , piangendo, tutto il suo disprezzo,
sparò vocaboli quasi incomprensibili
voleva, credo, riuscendoci assai bene,
farmi capire la mia insulsaggine.
Durò un bel pezzo, cercavo di calmarla,
ma parve peggio, di più sembrò adirarsi,
anche se, invece, un poco più pacata,
continuò i rimproveri ed i pungenti insulti.
Mi rammentò dei tanti suoi consigli,
di quante volte, molte, inascoltati,
suggerimenti che adesso le do atto,
mi avrebbero cambiato un po' la vita.
Fermati un attimo, gridai, abbi pazienza
lo so ho sbagliato, chi non l'ha fatto, dissi,
da oggi giuro che provo ad ascoltarti,
vedrai che cerco di esser differente.
Ammutolì , ma, un attimo soltanto,
poi iniziò di nuovo coi rimbrotti,
e replicò sbraitando a squarciagola
quale sfortuna esser la mia coscienza.