In città febbrili e pervertite,
ho condiviso vizi e malcostumi,
l’ansiosa ricerca d'ideale,
di quello che eccelle e che non vale.
Ho accarezzato il desiderio e la paura della morte,
la fuga dalla vita e dalla sorte.
Ho provato a sovvertire fisico e metafisico,
criticato la complessità del pensiero,
le contraddizioni delle ispirazioni.
Goffo e impacciato,
carico di agi e privilegi
ho disprezzato le passioni più comuni.
Le ricchezze e le miserie,
il sole e l’intemperie,
ho assaporato il lusso del vestire e il fasto nell’abitare,
ho degustato il mio tempo:
vanitas vanitatum.
(Vanitas vanitatum….: Ecclesiaste I:2-14)
(2006)