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La prigione della malattia

Buongiorno Notte, dolce oscura amica.
Come te fui confinato in una prigione
vecchia e austera come la vita.
Ricordi?
La prigione della malattia.
Quando in te mi spogliai del mio cappello
da bravo ragazzo e
nella luce della fragilità
fui colpito dalla voglia di essere altra cosa
allora le stelle furono contrarie
al mio bel viso ancora sbarbato.
Questa era la prigione della malattia.
Una prigione stanca e disprezzabile,
creata dove giaceva una pozza di pipì
e alzata su fondamenta di sterco.
Così restai fermo, in un angolo buio,
a consumar preghiere come ceri su un altare;
ecco, mi vedi, Notte... sono ancora io.
Oggi la tua luna mi dice che è bello
restarsene fermi qui, qui dove non si
odono parole, dove il silenzio grida forte
come un oceano di stanchezze.
Dentro strade strane e strette
ho gettato via il mio nome, prima della fuga,
prima del disastro e oggi ti osservo, notte,
dolce e oscura amica
come figlia della mia stessa malattia.

 

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1 commenti     3 recensioni    

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3 recensioni:

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  • Vincenzo Capitanucci il 07/02/2016 08:09
    Eccomi Notte per essere Tuo.. ho gettato via anche il mio nome..
  • frivolous b. il 06/02/2016 09:23
    Davvero una poesia sublime... una costruzione che toglie il fiato, geniale!
  • roberto caterina il 05/02/2016 06:01
    Gettare via il nome prima della fuga è un atto che allevia con una nuova parola la prigione della malattia.

1 commenti:

  • Luce... il 10/02/2016 17:37
    Questa tua poesia mi coinvolge molto... forse perchè mi ricorda qualcosa che ho passato anch'io.. ci sono troppe frasi che parlano di una sorda disperazione, forse ormai accettata, ma molto molto sofferta, molto famigliare, molto intensa.

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