Dopo dieci anni
vieni a disturbare il mio sonno
e ti ricordi di me
con le tue scuse tardive
che mi sorprendono
e mi uccidono,
ma che c'è mai da ricordare,
quegli anni verdi solo per gli altri?
E che senso ha ricordare il suono del tuo nome,
che mai ho dimenticato,
ora?
Il suono del tuo nome storpiato, così dolce.
Tu che solidarizzavi coi miei carnefici
e ti ritieni colpevole,
io che cercavo, inutilmente, il bandolo della matassa.
Ma quale filo, legame, sentire comune?
Tu che capisci bene gli altri e un po' meno te stesso,
io che flirto con me stesso
e faccio a pezzi tutto il resto.
Si parla di lavoro, morte e amore...
cose astratte per carità!
Ma alla fine tutto è inutile,
e infatti sei già sparito.