ovunque vedo facce
facce di gente che ha già le budella puntate dritte verso l'inferno
e queste facce mi ricordano la solitudine
e il delirio
e la miseria
e lo scolo
e le donne
passate
o solo quelle sognate sporadicamente
e le partite di basket da ragazzo
quando avevo ancora dentro al corpo una gran dose di birra
ma non conoscevo la poesia;
la poesia è venuta dopo
come il grasso
e i denti grigi
e la barba
e la poesia ha limitato la mia follia,
ha fatto sì che non sbroccassi completamente.
e quando vedo queste facce
-le facce del mondo
le facce della società-
è come se nessuna morte fosse veramente triste
quanto la morte che puoi trovare nella vita;
gli uomini mi danno la morte
e io ho poco da dare agli uomini
se non una sofferenza
sottile
che sputo fuori nella poesia
come un vomito giallastro
che non si rinsecchisce
mai