Ferdinando gioca a dadi con la morte.
si fa grosse bottiglie di birra e whisky
e prende molti medicinali.
non ama l'Europa;
l'Europa ha un nonsoché di fatiscente,
"è la decadenza" pensa lui
"la stupida mania degli europei
di amare solo quello che somiglia ad essi".
dal canto suo, lui vivrebbe a Singapore
o ad Hong Kong
o in Mali,
dove è la natura ad essere più forte dell'uomo.
e poi in Europa sparano nelle strade
e i bambini muoiono
e Ferdinando non vuole morire,
lui vuole restare bambino per sempre.
Ferdinando gioca a dadi con la morte
perché l'ha conosciuta di persona;
se la ritrova ogni tanto che gli penzola dalle ascelle
o sulla coscia
o tra i denti;
ella gli ha spiegato che la tristezza è solo un assaggio
di morte nella vita,
come la sconfitta
o il delirio
e Ferdinando lo capisce sin troppo bene, adesso;
egli sa che nella vita tutto è sterile e provvisorio,
sa che la disperata angoscia
e le lacrime
e il disagio
fanno parte del progetto globale
e lo accetta, silentemente.
"la vita è una cosa assai strana"
pensa Ferdinando,
mentre tira l'ennesimo dado nel vuoto,
tra una boccata di sigaretta
e un bicchiere di vino.
non vincerà;
nessuno vince alla fine,
l'importante è giocarsela bene,
con destrezza ed attenzione
e con una buona dose di coraggio,
quello è necessario.