certa gente supera il dolore
come se bevesse un succo di frutta ai mirtilli.
quando mi portarono al reparto psichiatrico
avevo gli occhi il colore del vetro
ed ero denutrito
e avevo anche certe stolide ossessioni
che mi agguantavano per la collottola.
allora imparai cosa significa provare sofferenza.
e mentre mi tiravano il sangue
in uno stanzone color verde cartavetrata
che puzzava ed era sporco,
l'infermiere cantava un allegro motivetto,
un motivetto capace di mettere i brividi a chiunque
tra la carne e le budella;
era un uomo grosso e orribile
e io gli guardai le mani,
guardai quelle paffute e bianche dita contornate dagli anelli
e vidi la crudeltà giocare a scopa
con la mia gonfia vena violacea.
stanno prendendomi l'anima, pensai.
quello era il passato,
adesso,
mentre dalla finestra semiaperta
sento i passeri fischiettare
per annunciare l'arrivo del giorno,
io vivo la mia vita con maggiore serenità;
ma non ho dimenticato, certo,
cosa vuol dire starsene per minuti
e ore
e giorni
chiuso in una prigione
che ha il profumo dell'acqua disinfettata.
io me lo porto sempre appresso
il marchio sulla pelle del dolore.
certa gente lo supera,
con facilità,
io no.
questi sono i decerebrati della Terra.