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Tre

la bellezza di mia madre campeggia
in ogni esibizione del lavoro,
il sogno di mio padre si nutre
di vita commestibile,
ma io ho una certa nostalgia
pensavo
delle cose eternamente fragili,
il sogno del bambino
o lo stelo della rosa,
e mi chiedo
ogni giorno
come si faccia a
trovare l'amore
se non morendo un'altra volta in più.
mia madre ha trovato un'occupazione
nello spazio morto di una prigione,
si cura di noi,
noi figli, noi esseri ubbidienti
e anche mio padre, sapete
ha qualcosa come 62 anni
di responsabilità sulle spalle.
nuova musica e nuovo terrore
risuonano oggi
negli anfratti morbosi della nostra tristezza,
siamo uguali, io il mio vecchio e lei,
tre frammenti di lirica nella gabbia di un dolore,
ma negli anni che sono passati
abbiamo sfiorato il miracolo
di molte bellezze...
le cose si spezzano, non durano,
quel sogno della serenità
era solo una promessa smentita,
una parola detta a labbra semichiuse,
una prodezza sepolta dal fumo,
e ora non resta che un Amore,
qualcosa di meraviglioso,
che resista unito
oltre la tristezza e i venti
come la sparuta poesia
che il poeta non scrive
perché non vuole diffonderne il Suono
e l'estasi si piega in un'alcova di puro affetto.

 

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3 recensioni:

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  • Antonio Tanelli il 04/09/2016 23:17
    Sublime nel contenuto, ti porta a una lettura profonda e meditativa. complimenti
  • silvia leuzzi il 04/09/2016 10:04
    Veramente un ottimo lavoro Ferdinando, ci sarebbe da scrivere molto su questi tuoi versi. Una riflessione molto profonda sulla vita vista anche attraverso i genitori e per me che faccio parte di questi, davvero una dedica, un segno d'amore che apre e sussurra al cuore e lo riscalda, lo ammanta di luce quale solo la poesia sa creare. Bellissima grazie per aver fatto dono a noi di questa lettura. Buona domenica Ferdinando
  • vincent corbo il 04/09/2016 08:05
    Non è prolissa, si fa leggere teneramente, nessuna forzatura... e una scrittura assurge a poesia.

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