starsene la notte svegli a guardare
Pietà di Kim-Ki-duk
è sicuramente una cosa stimolante;
tutte le notti in bianco
passate
a fissare le tapparelle
chiuse,
aspettando l'abbaglio,
una semplice visione,
un grido fuoriuscire dalle budella,
quelle sono state un vero miracolo.
adesso sono le 9
e la pensilina dell'autobus
sotto casa tua
pullula di un formicaio della peggiore specie;
per un attimo pensi che questo sia
un movimento regolare,
una reazione saggia e normale,
ma poi sai
in fondo
che non dovrebbe essere così,
che tutta quella varia umanità
sovraccaricata dai pesi della fatica,
non merita questa agonia quotidiana.
pensi al miracolo di Walden,
a Sean Penn con il suo Into the wild,
alle fughe ai margini del conosciuto,
la Tanzania, il Guatemala, le Rocky Mountain americane,
e sorprendi quella vasta enormità di facce
in fallo, ancora una volta.
vorrei essere una scimmia,
bipede di dubbia intelligenza,
passare da stati di apparente inattività
a selvagge intromissioni nel mondo,
vivere per le mie banane e per qualche fugace scopata,
non avere grossi problemi di adattamento,
conoscere il mio territorio.
tutto questa ossessione per il pane
ha debilitato il nostro senso di libertà;
bisogna incartare l'agonia,
renderla impossibilitata ad agire,
è questo lo sciocco trucco
in un mondo di sciocche restrizioni.
ora metterò la caffettiera sopra,
andrò a controllare la posta elettronica
e fumerò una santa sigaretta senza pensare più a niente.
una nuova giornata
come una prigione
spalanca i suoi cancelli.