il fuoco chiede fuoco
e tutto il dolore si spezza
abbagliando.
nell'89 il ventre di mia madre
partorì un poeta
mentre il muro cadeva
e i paninari ascoltavano Boy George
su Fiat Uno fatiscenti.
ricordo le mani di mia madre,
giovani mani affusolate
che indicavano la via
con una sicurezza borghese;
da lì a poco fu molto facile capire
che nella ribellione
giaceva il senso.
tutto si riduce a crudo dolore
quando si guarda la realtà
restando un passo indietro
o aggredendo.
la ribellione è la fantasiosa cura
che lenisce
senza tuttavia guarire.
a volte puoi fare scintille,
vedere una fiamma
via via diventare più corposa,
illuminare, se serve, quella caducità;
allora ti metterai a scrivere poesie,
realizzerai il tuo spirito di osservazione
con volontà meccanica
e cura certosina
mentre la notte si ferma
in uno splendore di pura gloria.
sentirai quel fuoco
chiedere altro fuoco
e altro fuoco e altro fuoco
e non resterà del dolore
che l'inconsistenza
di una timida striscia di cenere.