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Sullo svago

penso ai leoni dello Zoo, perfetti
nella loro innocuità, addormentati,
quasi morti, le loro grosse zampe,
il loro temibile muso bagnato;
ora gemono, camminano in uno
stretto fazzoletto di terra, occhi vitrei,
pelo consunto, criniere infelici
e poco altro di più.

penso al prezzo del divertimento,
alla comicità slapstick,
abbiamo davvero bisogno dell'altrui dolore
per poter cedere a una grassa risata?

in tema di comicità la folla esprime sempre
un'esigenza comune, si mostrano attratti
perlopiù dalla stessa arcaica pratica
dello sberleffo.

la tragedia la si scopre nella lingua,
quando le parole assumono
la peculiarità e l'efficacia corrosiva
di una sudicia stricnina.

i leoni ingombrano le sabbiose piste del circo,
i cavalli portano al cocchio il grasso culo
del turista medio,
l'umorismo trafigge le debolezze,
i tori muoiono, muoiono adesso
sotto un antico sole barcelonese.

è davvero questa la natura
del nostro svago?
e cosa è cambiato dai tempi
delle lotte nell'anfiteatro Flavio?

la mente interroga, cerca la pace,
chiede ed esige una risposta.

a nessuno interessa.
a nessuno interessa.

 

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