grande cielo,
tormento di 182 cm,
(le mie antenne tendono
all'immensità offuscata
dal cotone),
voi anelate all'arazzo
della rabbia primordiale,
nera è la trama
di queste intessiture,
tormento chiuso
nella geometria finita
di un corpo,
infinita la soglia blu
nello stridere dei pianeti.
oh silenzio del monte
che respiri biancore di purezza,
stai tra me e l'irragionevole
immobilità sovrastante,
oltre la tua testa
silenzi di buio,
là dove siede l'Assoluto,
dove la temibile rarefazione
della volta Madre
escogita disastri
nella quiete del sogno del Poeta;
sotto di te sta l'antico tormento,
chiuso in una gabbia
di ossa e sangui,
come l'innocuo cardello
che sbatte nel metallo,
sbatte e sbatte
e non conosce tregua,
sbatte, da sempre, da sempre.
in voi vedo muovere
le medesime pulsioni,
oh grande cielo,
oh piccolo tormento di pidocchio,
vedo la stessa
divina malattia,
e come lo specchio
rivela il segreto delle forme,
così dall'alto al basso,
dall'infimo all'inverosimile,
giace l'uguale e originaria
natura del Cosmo.