ti ho spiato arginare lo sguardo
verso ogni sorta di fatica
che non fosse l’esatta citazione
di un abbandono al "fato"
ti ho spiato stipare le parole
con astuti calcoli letterari
mescolando inchiostro e sudore
su di un tacito ormai obsoleto
ti ho spiato incatenarti le mani
all’eponimo domandarsi
che strumento suoni il sibilo dell’assurdo
ti ho spiato dipingere il tuo silenzio
su lastricati di suono
spremendo l’inventiva chimica di un’artistoide
o solo supporre il dubbio della deificazione
ti ho spiato sospettare delle tue corse
verso ogni vedovo giorno
inalando cianotiche ore a ossidare il tempo
o a ossidare le ossa
per non rincorrere le albe e i tramonti
che il cielo odiosamente ti ha stereotipato
ti ho spiato mentre mi uccidevi