in passato ho goduto della mia sofferenza
come un poeta che si masturba
davanti a un tramonto.
anche nello sbocciare di un fiore
vedevo dolore,
la vita mi terrorizzava
ma poi la trovavo bella
o forse solamente affascinante.
e le notti mi chiudevo nella stanza
e sognavo sogni fantastici,
scrivevo poesie semplici e strazianti,
mentre piangevo,
mentre mi crogiolavo nel buio
che filtrava dalle persiane.
non ero contraddittorio.
ero semplicemente stanco.
e se quella era un'altra illusione
si avvicinava maledettissimamente
all'unico equilibrio possibile.
malinconia e riso
come puttane
mostravano la lingua
sguazzando nel letto.
ci ho fatto l'amore parecchie volte
ma poi non mi guardavo mai allo specchio.