Non fu notte che impallidì il mio cupo sonno,
né vento che smorzò la fiamma del mio sorriso,
ma gelo che rapisce ogni pavido istante al mio cuore muto,
e fermo sta sul soglio da cui passano i giorni
a salutare un'altra vita.
Ed io con loro,
bianca di luce del mattino,
arsa di sabbia e d'amore,
io, sola nell'inferno che mi spetta,
pellegrina sulla mia tomba
ancora una volta vuota...
Come Lazzaro mi svegliai da un lungo sonno,
depositando la pietra del mio sepolcro,
gettando la veste sofferta,
e cieli s'aprirono in di me,
ed io in loro.
Un universo tirai fuori,
mondi sepolti
ritornarono dal nulla.
Allora aprii gli occhi, gridai...
e come un sacrificio antico
la mia voce s'elevò al cielo:
la fine del mondo la stiamo già vivendo!