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Sul dolore

dolore, dolore come creta,
plasmiamo nel cuore il mezzobusto di Cristo,
antico dolore, dolore come
la faccia dell'assassino che ora vive il suo tormento,
le nostre vittime sono vessate dal ragionamento di Dio,
esamina la sabbia, il sudore,
il sangue denso nelle ferite del bue...
il dolore è dell'animale e della pietra,
e noi camminiamo in sentieri murati
cercando le finestre, a volte aprendone una,
aneliamo all'azzurro inconsistente del cielo
come bisbetici cagnolini che si fanno la guerra,
il nostro sogno chiede soprattutto libertà:
la libertà del bambino è un pugnale giocattolo,
la mia libertà è una penna che non disperda
inchiostro e parole,
e credo che la salute sia tutto in questo mondo,
ma se il decadimento fisico è naturale,
la decomposizione della mente fa paura
e non si può accettare...
da tempo chiudo quel che resta di me in poesia,
costruisco scheletri di rabbia come un abile muratore,
il dolore mi cola dagli occhi
e io me li stuzzico un po',
le mie orbite sono crateri che vedono
nelle cose il tramonto,
questo dolore scende sotto forma di lacrime,
il sale resta per settimane e mi brucia la pelle,
voglio non temere più i diavoli
e non amare più gli angeli,
voglio essere insensibile come la pietra
e non provare niente,
solo la morte mette a posto le cose
e io aspetto l'ultimo secondo della terra
come un pendolare stanco in fila alla stazione,
aspetto l'ultima risata di Dio
mentre ingoia il sole come una pastiglia nel bicchiere...
tutto questo arriverà
e sarà come finire una cosa stancamente portata avanti,
come iniziare la vita, da capo, con occhi nuovi.

 

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