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E così rimanemmo noi due soli

E così rimanemmo noi due soli
quando l'angelo partì;
ma i tuoi quasi invisibili polpastrelli
resero brividi alla mia carne.

Il tappeto ingiallito d'autunno,
su cui è difficile scrivere,
ci accolse indifesi e impotenti
nella natura asfaltata e immemore.

Tutto bene, ci disse un santo
che tale non era e distanti
udimmo suoni tribali, primordiali,
che ci avvolsero nell'Io più profondo.

Ci accorgemmo di non essere mai stati
un'entità indistinta, passionale
e fervente d'impeto vitale, ma due
corpi aridi ed estranei, l'un dell'altro odiosi.

Chiedo a me stesso chi sei tu,
parlo da solo guardandoti negli
occhi spenti, di sentimento trapassato,
morto, ucciso, sepolto dalle mie mani.

E così rimanemmo noi due soli,
l'angelo era immaginato, sperato,
controllato dai sensi eticamente materialisti,
che riprendo senza più brividi, di te.

 

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2 commenti:

  • sara rota il 19/11/2007 08:10
    Mi spiace, ma non mi convince più di tanto. Forse è un po' troppo dispersiva. Alla prossima lettura...
  • Anonimo il 19/11/2007 00:37
    L'ho letta un paio di volte, vedo il sfiorire di un amore, forse la consapevolezza di una passione finita da parecchio.
    I versi che mi sono piaciuti di più sono il secondo e il quinto.
    Ciao Teodoro
    Angelica

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