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La fermata 71 dell'inferno
[Qui si narra di Dante, un concorrente di “Parole in Corsa*”, che mai riuscì a giungere alla premiazione]
Così stavvi alla fermata oppresso
che il settantuno tardea ad arrivare
e tanta era la noia: “Mezz’ora ci ha messo!”
La fermata colma di gente stufa d’aspettare.
Virgilio a me, per tradir l’attesa
“L’importante è vincer, non partecipare”
Non mi fu di aiuto, la mia anima era lesa
divorata dall’odor della competizione.
Mi urtò una donna con la spesa
che il bus infine era giunto alla stazione,
guidato da autista di luciferino aspetto;
avrei voluto protestare e con ragione
ma non v’era tempo ed entrai di getto.
Dinanzi a me, tanti corpi schiacciati
l’uno contro l’altro. “Dove mi metto?
Poeta che mi guidi, li hai obliterati?
Non ti vedo più, dove sei finito?”
Mi girava la testa, spingevan come matti
E cercavo l’amico, tutto impaurito.
Stretto tra le borse della spesa
di casalinghe dall’umor incupito,
Virgilio a me: “Sia mai una resa,
ora siam saliti e ci deve essere
timore alcuno alla tua anima tesa”
Oh, quali parole di lieto benessere
ed il mio sguardo si mise a frugare
calmo, senza intenzion di redimere
ma semplicemente voler curiosare
tra i tanti volti che parevan distratti
trascinati da quel lento viaggiare.
Essendo io curioso come i gatti,
presi ad osservar con fissazione
un uomo pigiato tra gli anfratti.
La macchina dell’obliterazione
torceva la sua schiena malamente
costringendolo a schiacciare il nasone
sul finestrino, con dolor sicuramente.
“Chi è colui che è costretto
a viaggiar così rovinosamente?”
Chiesi con assoluto rispetto,
calando in me umor di tristezza
che, se non mi fossi sentito un reietto,
gli avrei proprio dato una carezza.
“Del Gruppo Trasporti Torinesi
è la massima autorevolezza
ed ora è qui per i peccati spesi.
E, per vendicarsi dei soliti ritardi,
schiacciato sta calandocome tra dei pesi.
Costruir la metro senza grassar lardi
nulla gli è valso per evitar la pena
chè viaggiar sui mezzi la sera tardi
ancora è un’esperienza troppo aliena
chè mai arrivano e li aspetti ore,
scordando che oramai la notte è piena
e di sicuro Torino è migliore,
così diversa da com’era una volta
quando il color della notte era grigiore.”
E così, guardando quella schiena capovolta,
provai, compassione di sicuro,
ma ero fiero che la pena non fosse tolta
in quanto giusta per chi non è puro
chè tanto lavoro ancor dev’esser fatto,
chè l’olimpica città non torni nell’oscuro.
Ma finì il pensier per esser attratto
dallo scomodo viaggiare di una signora
costretta ad ascoltar urla di matto
che l’assordava, mandandola a la malora,
senza che lei ponesse interrogazioni,
costretta a sorbirlo come una nuora
zittita da imbarazzanti locuzioni.
“Maestro, chi è colei che subisce
senza rispondere, tante imprecazioni?”
Lui a me “Che cosa ti stupisce
in così tanta violenza verbale?
È la sua pena e non si sghermisce
dalle urla di quel diavol maiale.
È colei che nome di macchina porta
ma non della region sua natale
che presiede bene ed accorta.
Ma le indecisioni che son troppe
su infrastrutture di ogni sorta
la costringono a subir tali toppe
in questo viaggiare affannato.”
Giunta era l’ora di assegnar le coppe
ma nessun di noi ancora era arrivato
che c’eravam spostati sul diciassette
ed ora fermi eravam per il mercato.
“Guarda colui ringraziar chi la moneta mette
dentro il suo scialbo cappellino.
Ha l’eleganza di chi tante ne ha lette,
come avrà fatto a ridursi così meschino?”
“Non offender la sua dignità!”
il Maestro a me, così cretino
“presentatore era per ogni ritualità
ma esagerò per le troppe battute
offendendo, si dice, perfino sua maestà.
Ma l’eleganza è delle savoia ossute
sue membra. E porta rispetto
per chi così tante ne ha vissute
da raccontarle sempre con diletto.”
Giungemmo infin alla nostra meta
ma ad un’ora tarda che il verdetto
per i primi vincitor era già cosa lieta
e con la gentile usciere stavo a litigare
pur così bella nella sua camicia di seta.
“Lei non ne può niente, non t’arrabbiare”
Il Maestro a me, vedendo il mio furore
e vidi i suoi occhi presi ad osservare
la giovin fanciulla, inumiditi d’amore.
E subito dopo iniziò a parlarle,
provandoci senza dubbio e senza onore
chè essì, le donne bisognava amarle
mi diceva il Maestro, ma sol di quelle belle.
Lo lasciai solo, a pensare a baciarle
e me ne andai nel parco, a riveder le stelle.
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* Concorso letterario organizzato dal Gruppo Torinese Trasporti.
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0 recensioni:
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- In questa scorribanda filobustiera si intuisce che in fatto di mezzi pubblici tutto il mondo è paese
- e pensa che era il 71 di Torino!
- sant'iddio!! mi sembra di essere sul 171 a Napoli!!! xD
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