Scoglio la sabbia che passa nube fra terra e cielo
che indossa lo zampillo alla sorgente d’orizzonte
andando giardino il mare fra gli alberi sudati delle navi.
Vela e remo per andare ali frammenti del vento in silenzio.
Fra amici risorge il sole nella stanza dei ciechi flauto.
E comincia parola quasi nota in un bicchiere sordo imbuto
all’abisso che da passante irreprensibile sporgenza sbuca
elegante d’abbaglio damerino a bere il cielo senza pioggia.
Una piccola casa fra costole ripiegate di ulivi e pini la riva.
Sul naufragio l’orecchio ode e tu cogli si scorre.