Vivo quassù tra le montagne
rifugiandomi nel mio nido silenzioso
in un lungo e solitario esilio.
Ho abbandonato il mondo col suo grigiore
per osservare felice i colori dell’arcobaleno
ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non ho incubi che mi svegliano di soprassalto,
non vedo più quei mille volti della gente pronti a sommergermi,
è lo sguardo magico della natura che m’incanta
e mi protegge nel buio
come una madre schiude le ali sul suo piccolo.
La scala dei miei giorni,
di gradino in gradino, sta salendo sin lassù,
per questo veglio paziente ogni alba che nasce,
così, giorno dopo giorno, m’avvicino al cielo
e non ho paura di volare via nell’ora del tramonto,
so che rinascerò in primavera per non essere mai più solo,
la morte mi aprirà le porte alla vita eterna,
e gli occhi della natura
che sono stati la luce della mia terrena esistenza,
diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno,
stelle d’argento e cori di uccelli
porteranno lontano oltre le montagne l’eco della mia solitudine
ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d’un albero solitario
che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un freddo e misterioso inverno
busserai alla mia porta frustata solo dal vento,
e addentrandoti nel mio nido,
troverai quel panno che mi asciugava il sudore,
il bastone che aggrappava la mia fatica,
una candela che non si consuma,
e quando sarai al sicuro,
rivivrai i ricordi di quello che sono stato,
ammirerai la statua di quello che sono adesso.
In un angolo buio,
impolverato da tele,
scoprirai il mio diario segreto,
frammenti d’una vita mai vissuta
povera fuori, ricca dentro.
Non bruciarlo ma fanne tesoro,
è la memoria che infrange i secoli
e vince il silenzio dell’universo,
il buio della morte.