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Climi e suini mai visti.

Non aprire quella porta, non vedi che gelo c’è la fuori, mi si stanno brinando gli occhiali da tanto gelida angoscia.
Lo so che è ancora settembre e che questa mattina si quasi sudava col sole che ancora c’è, ma tu adesso non aprire quella porta.
Se uscirai farà freddo nel mio cuore e poi entreranno le allucinazioni che giocano a tormentarmi le notti col nitido vetro del buio stellato, troppo vuoto per me.
Tienile fuori e non lasciare che nessun spiffero entri.

Il maialino con la faccia da bulldog alle dieci di mattina era a passeggio con un turista abbronzato, lo portava al guinzaglio perché non andasse a spaventare le oche guardiane.
I turisti si divertono sempre a far paura alle oche.
Mi ha parlato dell’estate finita, della tristezza che passa sempre a raccogliere i ritardatari, poi il turista ha cominciato a scalciare e non ha potuto finire il discorso.
Ma tu non aprire l’uscio, non pensarlo neppure.
Rimani qui.
Ti nutrirò con quel poco che resta. E se il maialino ritorna a finire il discorso, anche se ha la sua bella faccia da bulldog, ce lo faremo al forno.
Vedrai si lascerà rosolare.
Oppure gli chiederemo in prestito almeno un prosciutto.
Sono certo si concederà, se lo farà affettare.

Svelarmi ora la tua segreta velleità vegetariana?
Che storia macabra, non la voglio sentire.
Di questo grasso colato negli anni ti sei nutrita e non era sempre margarina vegetale.
Ora vuoi aprire alle folate fredde e lasciarmi vergine e angosciato.
Mai una carezza proibita, un tocco sensuale, un intimo sfregamento.
Mi vuoi esporre allo zero termico?
Come un vegetale in autunno che teme la brina, non l’ho mai conosciuta ma mi brucerà.

Però, che sciocchina!
Lo credi tu, di lasciarmi angosciato, vegetariano e vergine: chiedilo a tua cugina se è dello stesso parere.
Lei adora le braciolate, le grigliate di coppia (forse anche di gruppo). Attizza il fuoco della brace soffiandoci sopra rovente carnoso desiderio.
Domanda a lei con quale angoscia guarnivo il contorno dei miei secondi piatti, quando tu celebravi l’elogio al sedano sventolando un toast bruciacchiato.
Va bene che a forza di stare con te ho cominciato anche a parlare ai maiali : con quello che mi facevi mangiare non potevo pretendere altro.
Certe sere c’era il tuo polpettone di verdura che cominciava pure lui a fare dei seri discorsi, e pretendi che alle dieci di mattina dopo il tuo cenone di addio una persona normale non debba andare in giro a vedere turisti al guinzaglio?
A proposito le oche mi hanno detto di salutarti, non sono allucinate ed almeno a loro tu, un tantino, mancherai.

 

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5 commenti:

  • federico bosco il 14/09/2008 14:51
    spettacolare! w la carne, le manze e le suine!!
  • Enola Gay il 12/09/2008 10:27
    Mi fai schiattare dalle risate! , ma una vena di malinconia vibra dinanzi alla porta di quello che mi sembra forse un addio.
  • Giovanna Faccendi il 17/02/2008 18:41
    non la chiamerei poesia lunghissima!! ma simpatica

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