Ci furono giorni in cui vivevo in un Labirinto,
per quanti sforzi facessi non riuscivo a raggiungere la Luce
che mi avrebbe condotto fuori dagli oscuri meandri
in cui brancolavo impotente cercando l'Uomo.
Nel mio errare giunsi alla Grotta di un Saggio, e Lui,
leggendomi negli occhi l'ansia e lo sgomento che mi divoravano,
a causa della mia vana ricerca, disse:
"Hai percorso il Cammino dal verme all'Uomo,
ma in te è rimasto molto del verme.
Tu cerchi l'Uomo per addivenire alla purezza,
ma l'uomo è una creatura fangosa,
non è un mare che può ricevere in se un fiume torbido
e non diventare impuro.
Nel tuo sguardo colgo la scintilla di una Vita spenta,
il fuoco della scintilla è gelido,
non è la fiamma che origina l'incendio,
la scintilla si spegne in un mare di ardente Veleno.
Che cosa è il beone per l'Uomo?
È oggetto di scherno e dolorosa vergogna!
L'uomo che deride il suo Fratello malato regredisce ai primordi,
quando il confine tra l'Uomo e la bestia ancora non era tracciato.
Perciò non cercare l'Uomo,
o il Labirinto si farà più intricato, e tu perderai la speranza della Luce.
Ora io ti dico:
cerca tuo Fratello,
quando lo troverai piuttosto che togliergli qualcosa aiutalo a sostituirla,
ciò gli recherà sollievo, purché lo rechi anche a te.
Ora va cerca tuo Fratello!"
Confuso e smarrito ripresi a vagare, ma non ero più cieco,
ora avevo una lanterna che mi rischiarava il Cammino,
con questa incontrai mio Fratello,
insieme continuammo a camminare e a parlare,
finché in uno sfolgorio di raggi luminosi ci apparve l'Uscita,
mano nella mano, col cuore in subbuglio,
ci immergemmo nella Luce ed uscimmo purificati dal Potere Superiore.