Per l'acida sua indole irritante,
se l'ho tra i piedi pronto ad irritare,
m'incammino a ritroso nella Galleria delle Rimembranze,
e il verde prato sul quale cammino,
distesa fiorita che si estende senza confini
sull'OGGI e sul DOMANI,
avvizzisce, si colora del grigio cinereo della morte,
poi cangia nella tonalità indefinita della feccia putrida e bavosa
che confluisce nelle tenebrose cloache.
Con la mente ho varcato il confine che mi congiunge a IERI,
rivedo me stesso e una torma indistinta, sterminata,
di mentecatti strisciare curvi verso la croce,
legno sanguinolento sul quale, giorno dopo giorno,
uno alla volta noi adoratori del dio in bottiglia veniamo issati e crocifissi.
Sono giunto al termine della Galleria, un lampo e torna OGGI,
è bastata una rapida escursione temporale
negli orrori di un calvario edificato con ossa e bottiglie,
per fugare in me ogni tentazione, ogni dubbio.
Siedo beato nella luce del giorno, sul verde prato,
e rimiro compiaciuto la Quercia possente che svetta al centro di esso.
Io sono la Quercia,
il suo legno non sarà usato per costruire nuove croci,
nessun chiodo trapasserà le sue carni,
il sangue non lorderà le sue foglie.
Io sono la Quercia,
ma per poter crescere rigogliosa
deve abbarbicarsi con salde radici a solide rocce.
Io sono la Quercia,
Voi AAmici miei che più non strisciate curvi verso la croce,
Voi siete le salde radici, le solide rocce,
sulle quali ho avvinghiato saldamente la mia Sobrietà.
Io sono la Quercia,
tutti noi siamo la Quercia,
anche Voi che ancora soffrite potete aspirare a diventare una Quercia,
cercate una roccia e abbarbicate su di essa le Vostre radici,
se avrete pazienza, se gli darete tempo,
diverranno d'acciaio e tutti avremo la possanza della Quercia,
e svetteremo imperiosi nel blu cobalto di un cielo immacolato e terso.