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detenzione di potere in un atto d'accusa

Ci lasciammo davvero in quel viaggio d'avventura, occhi d'innocenza, in un vuoto di paura.
In Italia i posti letto erano tutti occupati, per le strade si vendevano materassi a prezzi ribassati, alcuni straccioni in fuga dalla fame, si imbarcarono per L'Africa, nella corsa coloniale, lontani sul mare, salutavano la patria, sventolata senza sosta, da un gruppo di puttane.
Nei palazzi i buttafuori incravattati amici del Re, festeggiavano ubriachi nel salone parrocchiale, tiravano fuori dai cilindri alcune mappe colorate, progettando nuove gogne, per le masse conquistate.
A migliaia, ci ritrovammo sul carrozzone americano, giovani con esistenze lunghe un millennio, viaggiammo stretti e sofferrenti, vagando per giorni nel cimitero dei ricordi, sul ponte i bambini sequestrati dal mare, contavano le onde, chiedendogli del pane, mentre le donne, martiri del pianto scongiuravano il timore, soffoncando ogni rimpianto.
Venne il tempo in cui i ricordi sono esclusi, i pensieri accrescono la vita, perchè ogni giorno è di conquista, il mondo si riempiva veloce di scelte imbarazzanti, timori escogitati, poteri contrastanti, i comunisti di vetrina, nel furore rivoluzionario, bruciavano il salotto, inventando un nuovo canto, marciarono col sociale nella lotta per il pane, tagliandoli la testa per imporre un nuovo male.
Gli Americani, industriali indaffarati, impauriti per la folla, inchiodarono la porta, legandoli alla corda, tutti gli altri assoldarono dei cani in combutta col mondo, per proteggersi la faccia e continuare il girotondo.
Col potere di un'accusa ci buttarono in galera, colpevoli di noi stessi, burattini non voluti nel ballo mascherato, in quella scelta di poteri ed incontrasto con il coro, scegliemmo noi stessi, dimenticandoci di loro che invocavano ad alta voce, libertà e tolleranza, lasciandole danzanti chiuse in una stanza.
Noi morimmo ad occhi aperti nella gran democrazia, lasciando sulla sedia un fiore di Anarchia...
Ci ritrovammo davvero in quel viaggio d'avventura, occhi di speranza in un vuoto di paura.


dedicata a

nicola sacco e bartolomeo vanzetti

assassinati in america sulla sedia elettrica perchè anarchici ed italiani.

 

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15 commenti:

  • ALESSIO SANNA il 16/12/2008 11:22
    Per Vanessa, in realtà non sono molto contento di questo scritto, perchè credo manchi di anima, insomma di quella sostanza che rende lo scritto bilanciato su entrambi i lati, da una parte forte nella spiegazione di una denuncia, dall'altra diretta e precisa in una costruttiva contrarietà.
    Quindi resta uno scritto che sa di cronaca niente altro, solo cronaca.
    Grazie.
  • Giovanni De Lombardis il 21/11/2008 11:16
    Mi rivedo scritto forte ed invocatore decisamente buono anche lo stile.
  • Giovanni De Lombardis il 07/11/2008 11:01
    La giustizia non si presesnta come elemento dannoso, accompagnandosi sempre ad un profilo di speranza ed uguaglianza, ci tiene lontano i mali di persone che come te "(TRAMMITE GLI SCRITTI)" ovviamente, alimentano la loro esistenza apparentemente tranquilla.
    Questo discorso vale per tutti gli autori che commentano scritti di questo genere, sottolineando che io mi avvalgo della libertà di giudicare senza imporre.
  • ALESSIO SANNA il 06/11/2008 11:40
    Io non derido nulla, sei libero di pensarla come vuoi, dovresti magari rendermi partecipe della presa di posizione che ti porta a credere che io derita la TUA giustizia.
    Grazie.
  • Giovanni De Lombardis il 06/11/2008 11:09
    Per Ugo, se ci complimentiamo con autori che deridono ogni forma di giustizia, andiamo a cercarci la brace per scottarci...
    Credo che questo sia lo scritto che più allinea la non conoscenza al valore di giustizia.
  • ALESSIO SANNA il 29/10/2008 13:01
    Dimenticavo... Tanti auguri di buon compleanno
  • ALESSIO SANNA il 29/10/2008 12:54
    Molte grazie Ugo.
  • Ugo Mastrogiovanni il 29/10/2008 12:37
    Sono d'accordo Alessio e mi congratulo.
  • ALESSIO SANNA il 18/03/2008 10:55
    Grazie per aver commentato l'opera, purtroppo quella verità resta presente nella concezione più orrenda della giustizia, maggior parte della gente invoca la propria contrarietà a questa forma di omicidio che nella contrarietà trovano spazio forme di disgustio variopinte, ma non apena si viene a contatto con il clamor popolare tutto vien presto dimenticato, nascosto lasciando spazio ad ogni titpo di odio e di rancore che nella pena di morte cresce come un tumore nella mente umana.
    Nello scritto tengo presente le due persone citate, Sacco e Vanzetti che nel 1929 vennero ASSASSINATI con un metodo tipicamente appartenente ai veri pazzi che illuminano come gigantesche stelle il nostro cielo.
    Ancora grazie
  • ALESSIO SANNA il 18/03/2008 10:41
    grazie per aver commentato l'opera, purtroppo quella verità resta presente nella concezione più orrenda della giustizia, la maggior parte della gente solleva a gran voce la propria contrarietà alla pena di morte, ma non appena viene chiamata a farsi carico di commenti popolari, la pena di morte resta l'unico medicinale autoritevole per sconfiggere il male che la nostra società si trascina a presso, il vero tumore resta il rancore.
    Grazia ancora.

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