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AL TERMINE DELLA NOTTE

Viaggiare in treno di notte,
immergersi nel buio,
e solo per sbaglio incontrare
una città.
La distanza tra trasportato e trasportatore
si dissolve nel tepore
dove nascono i pensieri.
E fluttuo via,
lungo binari invisibili, immaginari,
che nascono dal caos ardente dei regni segreti
della mente.
Risalgo le rose cristalline che coprono il tendone
di un circo urlante
pensieri di prove e sudore.
Vedo le mura di Babilonia
cadere.
Vedo gli alfabeti confondersi a Babele.
Vedo i leoni insegnare agli uomini
primitivi la caccia e le leggi.
Vedo quindici uomini inseguire il vento,
divenirne amici,
fondersi con esso e
li vedo divenire brezza mattutina
sulle labbra amate.
Vedo in Namibia tetti spioventi
per la neve che non verrà mai.
Scalo il Kilimangiaro con un passo e lo sposto
a sud di nessun nord.
Le porte della follia e della conoscenza
mi compaiono di fronte e
si aprono come ali di falco estinto,
anche se non ho bussato.
Sono invisibili,
sanno di verde,
un verde lucente,
cangiante,
un verde che unisce e divide e mescola.
Vedo me stesso e me stesso e me stesso
e con tutti e tre parlo:
gli spiego chi sono e loro lo spiegano a me.
I tre me bruciano,
bruciano calmi con fiamme ordinate e spaesate,
e dalla cenere rinascono tre fenici.
Mi abbevero al loro fuoco fatuo
risorto dal corpo.
Al primo sorso divento un’onda nell’immensità
dell’Atlantico in burrasca,
tra la fame di disperati
naufragi e quella del mare.
Non tremo dinanzi l’abisso che nutro.

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 02/08/2013 10:44
    Apprezzata.. complimenti

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