Sedendo sulla battigia aspra,
di fragili echi salmastri,
cosparsi i piedi sulla sabbia;
così il respiro morbido ode
bianche carezze della brezza,
amare la tua pelle bronzea.
Piccola figlia dell'Oceano,
guarda: i colori della spuma,
gli sprazzi in cielo t'afferrano,
la voce dei gabbiani, il cuore.
Ma cos'è un uomo per soffrire?
Di tristezza lenta, due grani
a bagnare un po' acri pensieri,
giocare con una conchiglia,
ridere delle pie illusioni
che perdono gli occhi tra le onde.
Perché, dov'è il mio uomo? Sono qui,
Venere e Bacco già alla tua porta,
ad accendere fasti e fuochi,
per banchettare vendette.
Perché dunque un uomo,
perché fare follie di ogni sorta?