Indomito scende fin sotto il respiro,
fruga violando gli anfratti segreti,
culle oscure di assopite fragranze.
Ondeggia guardingo fra silenzi spettrali,
tendendo l'orecchio allo schianto imminente.
Rimbomba il frastuono di fruscii minacciosi,
eco esiziale di canuti presagi
e amari sapori di illusioni deluse.
Scova un ricordo, ingiallito e dormiente,
brace avvizzita di remote esperienze,
sospeso a mezz'aria, titubante e impotente,
fra certezze svanite e speranze nascenti.
Il nodo lo avvolge, lo sfregia, lo smembra,
il ricordo si stringe, si torce, si infiamma,
trasuda dolori, emana rancori, emette singulti,
resiste al risveglio.
La mente lo ode, il cuore si scuote,
ma ferma è la presa del nodo indefesso.
Il nodo si allenta, il ricordo è battuto,
caduto stremato dal languore perduto.
Immenso è il potere di un nodo incompreso,
spettro danzante di un intreccio del cuore,
nel vuoto assoluto di un uomo svelato.