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il santo debitore

la vergine bestemmia di un bevitore, il cuor la comanda, la bocca di vino, viola le labbra, attrezzati di tanto rimorso e paura di morte allo specchio del bagno della locanda. si ritrovano qui per il quotidiano modo più veloce per scordare ed il debito della coscienza nel bicchiere affogare.
la sigaretta spenta male, nel fumo che alla luce sale, tra tappezzerie ingiallite, foto di cantori popolari e un'amico oramai passato, volteggiando in spirali disegna l'insano cerchio che racchiude la rabbia della delusa solitudine di un'anima sconfitta, da un amore andato, da una vita di lavoro malpagata o dalla fatica di una esistenza sprecata.
all'ombra di questi palazzi nel quartiere del dio dimenticato, dove la gigantomachia della città è sferrata e schiaccia i suoi figli, arde una vecchia vita al calar del sole, tasche rivolte e viso paonazzo si consuma, la pensione di infaticabile inerzia, servo malamente bandito di fede al padrone si prostrava e che a furia di chinarsi la schiena bruciava.
ora che esce, illuminato da una scritta artificiale, volta lo sguardo, un saluto all'oste e ai cari sconosciuti.
ritorna all'umile dimora barcollando e vaneggiando, al signore una preghiera di una fine dignitosa or che arriva al divano suo e riposa.

 

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