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Il calice riverso

Gemiti sempre più profondi.
Silenzio.
Girarsi e poi l' oboe
per urletti ansimando.
Forse piangere, oddio, in una lunga corsa.
Mi contrae lo stomaco.
Un bicchiere che si riversa
grida nella piana.

Mi accolse con una carezza
e disse se volevo qualcosa.

Intanto la seguivo
lungo la linea del tavolo.

Aprì la credenza
e mi porse un calice
lo riempì del liquore fatto in casa
e chiese se mi bastasse.

Le sue parole erano esitanti
sparse
spinte più che altro
dal passato.

Nel medesimo specchio
il suo volto
sembrava frutto di immaginazione
eterno.

Ed il tempo
non bussava alla porta
ed i pensieri si posavano
innocenti.

 

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